Dopo essere stata presentata in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma, il 17 febbraio 2023 ha esordito su Sky e sulla piattaforma NOW la serie Django, liberamente ispirata all’omonimo film di Sergio Corbucci che vedeva Franco Nero nei panni del pistolero più famoso del cinema italiano. Django è il risultato di un’ambiziosa co-produzione internazionale di Sky Studios e CANAL+, una miniserie di 10 episodi che riscrive in chiave moderna uno degli spaghetti western che ha fatto la storia.
La direttrice artistica della serie e regista dei primi quattro episodi è Francesca Comencini, che in tema di format televisivi ha già al suo attivo il successo di Gomorra – La serie, un altro prodotto che ha saputo comunicare al mondo la Italian way alla costruzione di serie e personaggi destinati a diventare iconici all’interno cultura pop. I successivi episodi sono diretti da David Evans (Downton Abbey) e da Enrico Maria Artale (Romulus). Quella di Django è una produzione imponente, che ha permesso la ricostruzione di un’intera città fittizia dell’America post Guerra Civile nei territori della Romania, tra Racos, Bucarest e l’area del Danubio.
Django di Francesca Comencini si mostra sin dai primi episodi e dalle premesse della serie come un prodotto determinato a fare la differenza e a mostrare un proprio carattere originale e autonomo rispetto alla storia di riferimento, riuscendo però a conciliarlo alla ricca tradizione, ai riferimenti estetici e tematici degli spaghetti western.
Nascita di un nuovo Django.
Il nuovo Django prodotto da Sky è un progetto che nasce con una duplice sfida.
Francesca Comencini ha dovuto confrontarsi con la trasposizione in serie – quindi, in un formato con dinamiche molto più dilatate nel tempo – di un film emblema del genere spaghetti western. La seconda sfida, forse la più ostica, riguarda il pubblico. Comencini, già a proprio agio negli ambienti della serialità italiana, si confronta con un bacino di spettatori nuovo, sempre più disilluso dai prodotti delle grandi aziende di produzione come Netflix, sempre più affamato di nuovi contenuti e, soprattutto, sempre più attento alla sensibilità con cui vengono trattati e riadattati temi sociali delicati.
Django riesce a conciliare questi due aspetti: la serie, invece di sfidare i canoni stessi degli spaghetti western, li riadatta e li ingrandisce in modo da usarli come background storico e sociale delle vicende dei personaggi. Django risponde così alle dinamiche di un period drama, molto accessibile al grande pubblico, ma che si rifà al dinamismo e all’azione cruda del film del 1966.
Rivisitazione degli spaghetti western.
Il “nuovo” Django (interpretato da Matthias Schoenaerts) è un uomo che, partito in cerca di vendetta, finisce in un contesto sociale più grande di lui e plasmato delle tensioni sociali e razziali dell’America del sud di fine ‘800. Giunto nella città di New Babylon in cerca degli uomini che hanno sterminato la sua famiglia, ritrova per caso sua figlia Sarah (Lisa Vicari), sopravvissuta alla strage.
Sarah, assieme a John Ellis (Nicholas Pinnock), si pone all’origine stessa di New Babylon: i due, infatti, hanno fondato una città che accoglie chiunque e offre occasioni di riscatto a tutti, senza pregiudizi né divisioni. Raggiunti i venti anni, Sarah si prepara a sposare John. Quando era solo una bambina, Sarah ha visto il padre abbandonare la famiglia per combattere in Guerra e la propria famiglia venire sterminata: una ferita ancora aperta che si frappone al ricongiungimento tra padre e figlia.
Django si troverà a combattere per la sopravvivenza della comunità di New Babylon contro la potente Signora di Elmdale, Elizabeth Thurman (Noomi Rapace), impegnata in una personale missione contro questa città di peccatori.
Chi sono i personaggi del nuovo western.
La serie di Django allarga il proprio punto di vista, espande il mondo in cui hanno luogo le vicende e permette ai propri personaggi di prendere vita in modo tridimensionale. Il Django di Matthias Schoenaerts ricalca il modello dell’antieroe western, il pistolero taciturno mosso all’apparenza da scopi personali, parla con il proprio corpo, la sua reticenza appare prepotentemente come estremo rimorso legato alla scelta di andare in Guerra.
La serie mostra i personaggi di un’America ferita dalla Guerra Civile: New Babylon è la casa di chi è stato emarginato, un’utopia che non viene mai presentata come un Eden distaccato dalla realtà. La serie tocca temi che sono facilmente riconducibili a problematiche moderne, la storia ha una risonanza contemporanea.
Django incarna la necessità di raccontare una storia che è esistita ma è stata quasi sempre omessa dal cinema western. Si scava all’interno di un genere che ha avuto meccaniche stabili per decenni, aspetto che l’ha inevitabilmente portato al tramonto. Il nuovo interesse per il western da parte di produttori e pubblico è alimentato dalla voglia di esplorare “il resto” della storia, quella lasciata in disparte, la storia delle minoranze escluse dalle narrazioni precedenti. Un esempio è John Ellis, il fulcro della storia, personaggio che coincide con l’esistenza stessa di New Babylon. John Ellis ha trovato il suo scopo e la sua utopia, condizione che lo ha emancipato.
Anche il personaggio di Elizabeth incarna una certa modernità. All’interno della sua crociata per la riconquista di un ordine sociale che rispetti il volere divino, ella è, paradossalmente, anche una madre single – come la descrive l’attrice che la interpreta, una grandiosa Noomi Rapace – che sta cercando di crescere suo figlio e guidarlo attraverso la vita, con strani metodi. […] In questo senso è senza paura ed è innovativa, perché crea le proprie regole mentre stringe la mano di Dio.
Nonostante figuri nel titolo il nome del celebre personaggio interpretato originariamente da Franco Nero, spesso sono le donne a fare da protagoniste nel nuovo Django. Una scelta voluta da Comencini e dagli autori che hanno concepito questa serie con l’intento di renderla più moderna, riuscendoci con estrema naturalezza e competenza. Django non rinuncia alla violenza, proponendo già all’inizio scene crude e cruente, ma si riappropria in modo originale e personale dei tratti caratteristici dei classici spaghetti western: questa volta, i primissimi piani mostrano il dettaglio degli occhi delle protagoniste, uno sguardo freddo e calcolatore.