E con i prossimi visori potremo farlo ad occhi aperti!
Con Cronache dal Metaverso, cerchiamo di definire i confini di quello che è il metaverso, una realtà che ancora oggi ha i confini sfumati tra realtà aumentata e virtuale, tra videogioco e ambiente professionale.
Siamo consapevoli che, in questo momento, non ci sia una risposta unica e corretta; per questo cerchiamo continuamente nuovi interlocutori con cui riflettere e parlare.
Questa settimana l’host Filippo Lubrano ha avuto il piacere di parlare con Alessandro Redaelli, che lavora insieme a VR Italia dal 2017 oltre che filmmaker.
La piattaforma che sta contribuendo a creare è lo spazio di condivisione più seguito tra quelli specializzati di innovazione in ambito di realtà virtuale.
Uno degli spazi di cui Redaelli ha più interesse si chiama VR Chat. Qui si può vivere un mondo che rispecchia quello che conosciamo, semplicemente all’interno di uno spazio virtuale: un’idea di metaverso che riporta quindi allo skeumorfismo, il tentativo di richiamare un oggetto reale con la sua rappresentazione virtuale (come la calcolatrice nei nostri telefoni, che ricorda in aspetto le calcolatrici fisiche), ma con un twist particolare. Facendo un giro in questo mondo, infatti, si può vedere che alcuni avatar sono ispirati a corpi animaleschi, altri hanno fattezze caricaturali, permettono cambi di genere e di dimensioni, variando dal nanismo al gigantismo.
Mentre idealmente gli spazi di VR Chat, come tutte le esperienze che possono essere fatte nel metaverso, sarebbero da fruire grazie a un visore di realtà aumentata, gran parte dell’utenza non può permettersi di acquistare un visore con un computer adatto a supportarlo.
In più, molte persone sono spaventate dall’idea di indossare un visore come quelli che esistono al momento: l’occlusione che questi causano a chi li indossa è una barriera culturale non indifferente, che colpisce anche le persone che provano un visore e non hanno un’esperienza piacevole (alcuni individui provano una sensazione di nausea, soprattutto con esperienze che includono un forte movimento all’interno del visore).
Questo fenomeno, causato dalla bassa età media dell’utenza, ha fatto fare un passo indietro rispetto all’importanza dei visori per accedere al metaverso, che non sono essenziali ma si pensa saranno una naturale evoluzione della realtà virtuale.
Un’evoluzione che vedrà interessati sempre più anche gli ambiti di interesse in cui si svilupperà l’esperienza VR: passare a parlare al mondo del business (la comodità di poter vedere numerosi schermi non può che essere considerata utile) è l’obiettivo a lungo termine. Questo dovrà avvenire anche attraverso un processo di divulgazione, spiegando la varietà di esperienze che si possono fare negli spazi di VR Chat: da cinema virtuali, che permettono di astrarsi dalla stanza in cui ci si trova, a discoteche e sale in cui vengono insegnate lingue, le possibilità sembrano essere davvero infinite.
Ad ogni modo, le strade più popolari percorse finora, sono tutte basate sull’accentuazione o la rappresentazione di uno dei nostri sensi. Riuscire a far sentire un colore o far vedere un suono sono esperienze che nel mondo “reale” è difficile fare, ma se ben congegnate sono riuscite a sbalordire migliaia di persone nel metaverso.
Due ulteriori step sono necessari per far entrare le esperienze VR nella vita di tutti (e di tutti i giorni): è importante centrare un abbassamento dei costi oltre che la riduzione della dimensione del visore. Fino a che non diventerà di una taglia simile agli occhiali, non eccessivamente ingombrante e scomodo da portare, secondo Alessandro Redaelli non riuscirà a catturare l’attenzione del grande pubblico.
VR Italia, nel tentativo di agevolare questi step attraverso la divulgazione, si propone come bussola per orientare e guidare nel mare del metaverso. La piattaforma offre una varietà di prodotti (articoli, recensioni ed approfondimenti) in formati sia scritti che video, infatti YouTube e Telegram sono le piattaforme su cui vanta più numeri.
Considerati tutti gli aspetti della situazione, Redaelli è più ottimista rispetto all’evoluzione della realtà virtuale che rispetto a quella del metaverso: quest’ultimo rischia di essere costruito seguendo le impronte della società in cui viviamo, che con il suo modello capitalista genera una forte disuguaglianza sociale. VR Chat, al contrario, in questo momento non ha un’economia in game, si possono aprire liberamente stanze e fare quel che si vuole in uno stato di semi-anarchia.
Un metaverso controllato dalle aziende sicuramente non andrebbe a rispecchiare pienamente gli interessi istintivi e, talvolta, un po’ ingenui, degli utenti che si immergono nei mondi accessibili grazie ai visori.
Dei mondi virtuali con infinite strade e tanti ostacoli che, se evitati, diventeranno sempre più tangibili.