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Metaverso: la nuova realtà che fa paura all’oriente

La visione di Xi Jinping del Metaverso: riflessioni di Alberto Antinucci nel podcast Cronache dal Metaverso

Una delle opinioni più comuni tra gli esperti di metaverso, è che questo sia ancora in una fase abbastanza embrionale da non essere ancora definibile come una realtà chiara e autonoma.

La tesi che Alberto Antinucci porta nel quinto episodio di “Cronache dal Metaverso” può sembrare ancora più estrema: il metaverso non esiste.

Questo perché, effettivamente, ad oggi non esiste ancora uno spazio che corrisponde alla definizione più canonica del metaverso (un ambiente singolo, riconosciuto universalmente, accessibile da tutti e decentralizzato), ma soltanto delle versioni specializzate di questo, che esaltano determinati aspetti a sfavore di altri.

In Cina la cultura digitale è relativamente giovane; a prescindere dalla loro età, gli utenti sono maggiormente predisposti a utilizzare tecnologie avanzate e la loro passione per il lusso ha permesso ai brand del settore di parlare spesso attraverso immaginari che creano legami tra il mondo fisico e quello virtuale.

Una nuova realtà, che si instaura a metà tra il reale e il virtuale, ha dato ancora più senso di esistere a figure come i virtual influencer.

Questi sono personaggi generati da team di persone anonime e solitamente realizzati per essere offerti ad aziende che cercano di definire esteticamente quella che si augurano possa essere la loro audience. Legare un virtual influencer a un brand è tecnicamente semplice, siccome non esistendo realmente possono essere vestiti e ambientati in contesti completamente diversi, in qualsiasi momento.

I giganti Burberry, Dior, Gucci e Moncler sono tutti entrati nel metaverso cinese in maniere diverse, alcuni con influencer virtuali, altri creando store virtuali in cui è possibile acquistare i capi d’abbigliamento provandoli prima di ordinarli, e vice versa dei negozi fisici in cui è possibile acquistare NFT.

Di certo lo scarto culturale è importante: sembra assurdo doversi recare fisicamente in un negozio per acquistare un oggetto virtuale.

La Cina tuttavia rimane uno dei casi più interessanti da studiare per capire come la realtà virtuale e la blockchain potranno integrarsi con le nostre vite in un futuro vicino: il divieto di mining di criptovalute e NFT messo in atto dal governo di Xi Jinping, crea un precedente che può essere interpretato in diversi modi.

Se secondo le dichiarazioni ufficiali è stata una scelta “green” fatta in ottica di risparmio energetico (il mining è un’attività estremamente energivora), per Antinucci la scelta è stata fatta per mantenere il controllo dei capitali interni, che rischiavano di lasciare il Paese senza tracce.

Lo sforzo fatto per contrastare i servizi crypto asseconda gli intenti dichiarati in “Made in China 2025”, un piano che incoraggia l’aumento di sviluppo dei servizi ad alta tecnologia e la produzione di microchip, in modo da diventare leader nel settore tecnologico.

Per concludere la chiacchierata tra l’host Filippo Lubrano e Alberto Antinucci, si è parlato di quello che dona più speranza e di quello che fa più paura nei settori più all’avanguardia: nel primo caso, le intelligenze artificiali che riescono a predire correttamente come la realtà e può influenzare la nostra percezione del mondo; nel secondo caso, quello che fa più paura è qualcosa che ancora non sappiamo e non possiamo neanche immaginare.

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